mercoledì 23 luglio 2008

COSA SI PUO' FARE QUI?



Ciao a tutti,
il post di oggi giunge con notevole ritardo sull'evento, ma il 2008 è un anno particolarmente intenso, non mi è semplicissimo fare e dire con troppa solerzia, purtroppo. Quello che vedete qui sotto è il progetto presentato con un laboratorio scolastico per il bando Colasanti-Lopez indetto dalla Provincia di Parma e volto a sensibilizzare i ragazzi sul tema della violenza sulle donne.
Lo dico subito: abbiamo vinto.
Non abbiamo certo partecipato per questo, il lavoro è tuttavia un'opera in video ben riuscita e frutto di un percorso particolarmente intenso con un gruppo di sedicenni, peraltro, per la maggior parte maschi.
Sono fiera di loro, del modo in cui hanno affrontato un tema delicato, contro la volgarità e la strumentalizzazione di certa informazione che ha cercato in questo premio la notizia succosa. E non aggiungo altro.
Solo un cenno doveroso e sentito a Donatella Colasanti e Maria Rosaria Lopez a cui il premio è dedicato, alla memoria di un abominio che ancora non ha avuto una giustizia vera. L.


Laboratorio Teatrale di eUROPA tEATRI
al Liceo Scientifico G. Ulivi di Parma
anno scolastico 2007/2008


a cura di
Loredana Scianna

docenti
Giovanni Bandieri
Gianna Raschi


Partecipano gli allievi:

Rocco Ambrosini, Lisa Bricoli, Francesca Domenichini, Francesco Canestri, Lorenzo Palmia, Matteo Perrotta, Edoardo Arcuri, Sofia Mercadanti, Lorenzo Monticelli, Francesca Oddi, Michele Canali, Emilio Cunial, Matteo Musini


Come ogni anno, le lezioni del laboratorio di teatro si sono aperte chiedendo ai ragazzi perché hanno scelto questo corso. Ogni risposta è ben accetta, che sia semplice curiosità o il desiderio di mettersi alla prova, è necessario che tutti sappiano che il percorso è complesso e che ha un obiettivo preciso: l’acquisizione di un maggiore grado di coscienza di sé, degli altri, della relazione.

La forma giocosa con cui si affrontano le tecniche espressamente teatrali non prescinde mai da questi termini, pertanto, il “divertimento” sta inizialmente nella scoperta di sé, nell’interazione con individui che sono altro da sé, nel compromesso tra questi aspetti. Successivamente si lavora sul linguaggio scenico o di rappresentazione. Per fare questo, bisogna avere qualcosa da dire, qualcosa che preme per venire fuori. Infine, si lavora sul come dirlo, che forma dare al contenuto scelto.

Questo è stato un anno particolarmente intenso, dal momento in cui i ragazzi hanno accettato di affrontare un tema attuale e delicato come quello della violenza sulle donne, aderendo al Premio Colasanti-Lopez promulgato dalla Provincia di Parma in collaborazione con altri Enti. Questo è il testo del bando, che riportiamo per intero:

"È una delle iniziative messe in campo dalla Provincia di Parma in occasione della “Giornata internazionale contro la violenza alle donne”. E’ la terza edizione del premio Colasanti-Lopez dedicato a Donatella Colasanti e a Maria Rosaria Lopez, vittime dell’atroce episodio di violenza conosciuto come il "massacro del Circeo".
Promosso dalla Provincia di Parma, in collaborazione con il Centro Antiviolenza, Centro Italiano Femminile, l'Associazione Cattolica Internazionale al servizio della Giovane e il Comitato Montanarainsieme, il premio vuole sensibilizzare i giovani sul tema della violenza alle donne. La novità di quest’anno è la collaborazione al progetto di Maschile Plurale, un’Associazione costituita da uomini con l’intento di attivare azioni di contrasto alla violenza alle donne.
Il bando, che si aprirà il 25 novembre, fissa il termine di presentazione dei lavori al 30 aprile 2008. Ogni lavoro dovrà esprimere concetti, strumenti e modalità di azione utili a promuovere e sostenere una campagna di comunicazione contro la violenza alle donne, considerandone gli aspetti giuridico, sociale e psicologico.
I progetti potranno essere presentati in forma di disegno o pittura, reportage fotografico, campagna di comunicazione (slogan, cartellonistica), rappresentazione artistica/teatrale, videoclip, spot (video, audio/video), cd musicale, ipertesto.
I lavori verranno giudicati da una apposita commissione di valutazione, costituita da un esperto di comunicazione, da un tecnico pedagogista o sociologo, da volontarie e volontari delle Associazioni, dal Dirigente del Servizio Politiche Sociali della Provincia di Parma. La valutazione dei prodotti sarà effettuata in base alla immediatezza del messaggio proposto e la coerenza con la tematica da approfondire. I primi tre progetti ritenuti più efficaci dal punto di vista comunicativo saranno proclamati vincitori (primo, secondo e terzo premio), indipendentemente dalla sezione di attività scelta.
Dopo una prima edizione avviata in via sperimentale nel 2006 con gli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale "Leonardo Da Vinci", il Premio è stato attivato nell’anno successivo in forma di concorso aperto a tutti gli Istituti superiori di Parma e Provincia ed ha visto l’adesione di 10 scuole ed il coinvolgimento di 7 classi che, per l’occasione, hanno prodotto lavori di comunicazione interessanti e originali. Per assicurare l’adesione ancor più numerosa delle scuole e quindi un maggiore coinvolgimento di ragazzi al progetto, in questa terza edizione è stata prevista l’erogazione di un contributo di € 100,00 alle scuole che concorreranno con un proprio progetto, quale sostegno alle spese per acquisto materiali che si renderà necessario effettuare per la creazione delle opere in concorso. Sempre nell’ambito dell’iniziativa, nei primi giorni di dicembre è in programma la visione gratuita riservata alle scuole del film “Sotto Accusa” che verrà proiettato presso il Cinema Edison nei primi giorni di dicembre; il film narra la sofferta vicenda giudiziaria di una giovane ragazza, stuprata in gruppo tra l'indifferenza e - anzi - l'incitamento generale all'interno di un locale. La visione del film sarà preceduta dalla proiezione del cortometraggio prodotto dal Liceo d’Arte Toschi in occasione del concorso."


Per una volta, abbiamo ritenuto opportuno indicare un tema di lavoro immerso nella vita “fuor di metafora”, facendo il cammino inverso a quello che normalmente si intraprende a scuola: se l’arte in genere è maestra innegabile d’esistenza, se dalla rappresentazione si arrivano a toccare temi universali di estrema importanza, forse era possibile procedere per il percorso inverso, quello che va da un nocciolo di realtà alla sua rappresentazione efficace, più o meno simbolica, in ogni caso una sintesi.

Questo ha comportato molto lavoro e molte scelte, la maggior parte delle quali su un come:

come far entrare i ragazzi nella durezza di questo tema;

come fare a interrogarsi senza anteporre un giudizio di genere a priori, perché la contrapposizione di maschile e femminile non alimenti uno stato fobico;

come scovare e affrontare i nodi della mediazione tra sé e l’altro da sé, in un tessuto sociale dove l’analfabetismo di relazione tra le persone (prima ancora che tra uomo e donna) è tanto presente quanto subdolo e misconosciuto;

come affrontare le insidie della “comunicazione”, in un periodo storico in cui la sintesi in video per parole e immagini rischia:

di non essere riconosciuta come frutto di una scelta precisa (il montaggio svela sempre un punto di vista, le parole sono pesanti, occorre saperlo e ribadirlo);

di perdersi nella miriade indistinta di prodotti che utilizzano lo stesso medium e che ci martellano quotidianamente per altri scopi, con il solo risultato di appiattire e banalizzare (per essere prosaici a nostra volta, diciamo che la “normale” collocazione dei reportage di guerra tra le pubblicità di detersivi e biscotti non aiuta).

Non ci piaceva l’idea di confezionare uno slogan: volevamo capire, non indottrinare. Lo siamo già abbastanza, al punto da non riuscire a pensare che – se ci propongono di optare tra due alternative – possiamo azzardarne noi una terza.

Non ci piaceva l’idea di dire esplicitamente “questo non si fa”: sappiamo che non funziona. Provate a intimarlo a un bimbo che vuole affondare la manina nella panna della torta, a un adolescente che vuole capire cosa chiede il suo corpo, a un adulto che esige un riscatto dalla frustrazione.

Volevamo scegliere con cura le parole: con molta difficoltà (e questa si che è stata una vera sorpresa per tutti) abbiamo trovato tanti luoghi comuni, un monosillabo e una poesia.

Volevamo trovare qualche risposta, ma ci siamo addentrati nelle sfumature delle domande.

Alla fine, dovendo dare una forma compiuta a questo lavoro, abbiamo fatto del nostro meglio per restare paradossalmente fedeli a quello che non volevamo. Se non ci siamo riusciti, l’unica considerazione che possiamo fare è: anche questa è una lezione.

Al di là del prodotto, il percorso con gli adolescenti è stato delicato, intenso e sorprendente.
Per questo straordinario risultato ringraziamo anche Giacomo Mambriani dell’Associazione Maschile Plurale e Marilena Velicogna del Centro Antiviolenza, che sul territorio di Parma svolgono un lavoro impagabile e che hanno saputo trovare le parole che mancavano a noi per parlare davvero con i ragazzi. Tant’è che i ragazzi stessi hanno voluto approndire con loro il discorso iniziato, invitandoli a parlare in assemblea d’istituto in un giorno di particolare commemorazione.
Giacomo e Marilena, in modo diverso e complementare, hanno il dono di parlare con estrema chiarezza, pur nella delicatezza degli argomenti trattati. Di sicuro, i ragazzi li avrebbero ascoltati ben di più del limitato tempo concesso, e questo è già un grande risultato.

In generale, la partecipazione degli allievi al laboratorio e all’intero progetto è andato ben oltre le aspettative.


Cosa si può fare qui?

Il concetto di base del lavoro che presentiamo è semplice: cosa si può fare dentro un’aula scolastica, con quello che abbiamo a disposizione, senza elementi scenici artefatti, con mezzi tecnologici limitati, insomma, con quello che c’è. In fase di montaggio, non abbiamo inserito alcun elemento esterno all’aula e alle riprese fatte con i ragazzi. Pur essendo estremamente semplice reperire materiale visivo di un certo impatto, siamo restati fedeli al compito che ci siamo assunti.

Così abbiamo girato le tre sezioni del video, utilizzando lavagna, gessi, banchi, sedie, porte, vestiti di jeans e bianco, riprendendo con una telecamera tenuta a mano che scontorna le scene.

L’obiettivo era altrettanto chiaro: prospettare ai ragazzi che fare qualcosa è sempre possibile, che anche prendere coscienza dello stato delle cose è un’azione, che le quattro mura scarne di un’aula scolastica possono trasformarsi in un set e innescare il pensiero, il pensiero che trasforma a sua volta e ci plasma nelle persone che saremo.

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