mercoledì 4 giugno 2008

Rebus



Quest'anno ho condotto il laboratorio di livello avanzato di Europa Teatri con il danzatore Davide Rocchi. L'esito ultimo è stato un lavoro denso e complesso, pieno di immagini suggestive e di mille rimandi. Andiamo con ordine. Il punto di partenza è stato "Il Pubblico" di Garcia Lorca, testo poetico e surreale che ha fatto da scheletro a un'operazione che parla di teatro mentre i meccanismi del teatro stesso si snodano in scena.
Gli spettatori compiono un percorso, prima di accedere a una sala dove tutto è già cominciato senza di loro. Passano attraverso varie stazioni performative, live e in video, tra danza e presenza pura.
In teatro, l'azione (il tentativo di massa in scena di un Romeo e Giulietta già scardinati a priori, lei presentata nel suo sepolcro e lui nel pieno della seduzione) viene continuamente interrotta da futili notizie (l'interruzione quotidiana inopportuna e coercitiva dei media) e dal desiderio degli attori di "essere altrove". Questa continua distrazione sfocia, all'apice della tragedia di morte, nel tentativo di banalizzare il tutto proponendo al pubblico stesso un gioco. L'azione degli indovinelli e del Rebus distrae lo spettatore dal filo del discorso, già faticosamente tenuto in piedi, per coinvolgerlo direttamente. Solo alla fine si ristabilisce il clima magico, che si riappropria di parole consone per rivendicare il valore della rappresentazione stessa. In un teatro dove, al posto di Giulietta, viene assassinato un papero. E l'assassino ha in bocca l'ultima parola.

Questo il testo della fine, rielaborato dall'originale:

Indovina indovinello…

d'un teatro senza platea

E un cielo pieno di sedie….

Indovina indovinello…

Che succede sul più bello?

Musichina…musichetta

Chi soffocò la bella Giulietta?

Amore. Amare. Amore.

Della luna con il guscio

Del polpastrello con la luna

Della nuvola con il guscio

Cosa vedete se dico amore?

Certo, non il volto di Romeo

Non la scarpa di Giulietta morta

Io vedo un granello di sabbia

Che si trasforma in una indaffaratissima formica

E vedo che fa notte ogni cinque minuti

Lo spettatore non deve mai entrare nel dramma.

Quando la gente va a vedere un acquario

non uccide i serpenti di mare o i topi d'acqua o i pesci pieni di lebbra,

ma fa scorrere gli occhi lungo i vetri

e impara.

Abbiamo rotto le porte

Abbiamo tolto il tetto

E siamo rimasti con le quattro pareti nude

Basteranno

Se ci lasciate il pudore della maschera

le formiche

E la notte

Infine: il programma di sala è stato impaginato com un giornale di enigmistica, già con l'indicazione del rebus da sciogliere (ovviamente, uno diverso ogni sera). Decodificare il rebus significa dare il titolo allo spettacolo. Vi allego l'immagine del 16 maggio, il debutto, senza darvi la soluzione. Buon divertimento anche a chi legge!

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