lunedì 10 dicembre 2007

occhio a quei tre!


Hanno realizzato un cortometraggio in stop motion che ha tutte le carte in regola per diventare un cult. Ho avuto la fortuna (e soprattutto il divertimento!) di doppiare il personaggio della Todeschina in Tramondo, in un week end di calda accoglienza a Berceto, la scorsa estate. Veramente bravissimi Giacomo, Davide, Francesco e tutte le persone che hanno realizzato questo gioiellino d'animazione, già selezionato al Torino Film Festival a novembre 2007 e ora in cerca di un'occasione. Guardare per credere. Il trailer, oltre che sul loro sito, è visibile anche su youtube: trailer: http://it.youtube.com/watch?v=F5JUfPfIqts Buon divertimento anche a voi!

lunedì 12 novembre 2007

LA PROMESSA in scena dal 15 al 18 novembre 07


La Stagione di Europa Teatri inaugura con lo spettacolo che ho scritto con Umberto Fabi














La Promessa

drammaturgia, regia, maschere, pupazzi e azione scenica

Umberto Fabi e Loredana Scianna

collaborazione alla regia Ilaria Gerbella

collaborazione artistica, disegno luci e tecnica Lucia Manghi

musiche originali Maurizio Soliani

percussioni Hakim Birouk

elaborazione suoni Antonio Verderi

costumi Anna Malandruccolo

le voci dei bambini

Agata Boschi Morestori, Anita Boschi Morestori, Marco Bussolati Anna Cabrini, Lisa Canetti, Marco Tullio Carnerini, Benedetta Marconi, Elena Picchi, Virginia Pizzasegola, Matteo Vecchi

del laboratorio teatrale di Europa Teatri condotto da Carlo Ferrari

produzione Europa Teatri 2006-2007

Teatro Europa

15, 16, 17, 18 novembre 07

ore 21.15

Storia, leggenda, superstizione e fiaba popolare: i fili di un'unica tessitura. La “crociata dei fanciulli” è il nome dato a una serie di eventi, reali o leggendari, avvenuti nel XIII secolo e tuttora materia di dibattito tra gli storici. Pueri o pauperes? Fanciulli o poveri? Una cosa non esclude l’altra. Il punto di partenza del lavoro è stato LA CROCIATA DEI BAMBINI di Marcel Schwob: il libro tratta – in forma di narrazione in prima persona di più personaggi - di un fatto oscuro ed inquietante, accaduto nell’Europa cristiana agli inizi del Duecento, quando trentamila ragazzini provenienti dalla Francia e dalla Germania, di età compresa fra i 4 ai 12 anni, formarono una sorta di esercito raffazzonato e si misero in marcia per raggiungere la Terra Santa e liberare il Sacro Sepolcro dagli Infedeli. Erano persuasi di riuscire a traversare le acque a piedi asciutti, convinti che il mare si sarebbe aperto davanti a loro per lasciarli avanzare; molti di loro, giunti al porto di Marsiglia, si buttarono nelle acque e annegarono; altri si imbarcarono con due furfanti, al secolo Ugo il Ferro e Guglielmo il Porco, e furono venduti come schiavi in Egitto, altri ancora proseguirono a piedi via terra e perirono di stenti lungo il viaggio. Nel nostro racconto scenico - più evocazione di una suggestione che narrazione in senso stretto - rimane l’eco lontana della fiaba del Pifferaio di Hamelin, che molti credono un emanazione diretta di quelle cronache leggendarie: anche la storia ha dato un nome agli “incantatori” che condussero alla morte tante anime bianche (uno per tutti: il pastorello francese Stefano di Cloyes); nel nostro racconto sta il desiderio dello spirito contrapposto al miraggio, di un cammino in festa che muta in tragedia, del richiamo di una promessa e del suo costo. Ma parliamo soprattutto di una forza che trascende la nostra comprensione, di un grande disegno che i nostri occhi non possono decifrare: il 1200 fu un secolo di migrazioni maravigliose, gli inspiegabili movimenti in massa di moltitudini di uccelli, rane, api, ecc… - eventi che preannunciano catastrofi o, più in generale, un enorme cambiamento – attestate con stupore dagli storici del tempo; e dunque, forse anche l’uomo obbedisce a una legge cosmica (divina?) che soverchia la volontà razionale e conduce migliaia di bambini a “fecondare” nuove terre, a mescolare il sangue, a sancire una nuova origine.


Appunti di regia

E' la prima volta che sono alle prese con una "narrazione". In teatro, non mi interressano i meccanismi narrativi in senso stretto, o meglio, è una cosa che guardo volentieri quando mi capita ma che non mi interessa FARE. Quando Umberto e io abbiamo cominciato a pensare di tessere la nostra storia su questa storia, abbiamo cercato un meccanismo di narrazione che fosse evocativo e non intrappolato in una cronologia. Il nostro esperimento è questo: ci sono personaggi in maschera che raccontano la storia a ritroso e ci sono i pupazzi dei bambini che raccontano la storia in divenire fino al momento dell'imbarco. Il punto d'incontro tra i personaggi (e i punti di vista) di questa vicenda lascia comunque un finale aperto: una volta saliti su quelle navi, l'esito ultimo lo si conosce, non è scritto del tutto.

La morte tra le acque tempestose durante il viaggio, l'approdo dei superstiti e la vita in schiavitù non soffocano tutta la speranza.

Perché A chi interessa questa vicenda tanto lontana?
A tutti coloro che riconosceranno quanto avviene sulle nostre coste quotidianamente.
Diciamo che Ugo il Ferro e Guglielmo Lo Porco possono essere ritratti come due "scafisti" ante litteram, che i nostri mari inghiottiscono e rigurgitano i corpi di sciagurati "viaggi della speranza", che chi si imbarca insegue la promessa di una nuova vita, che chi arriva viene spesso "venduto" alla strada. Azzardiamo anche che, a ruoli invertiti rispetto al 1200 e allo spirito dei Crociati, nella visione di un altro credo i "nuovi infedeli" siamo noi.

Ma diciamo anche, così come ci limitiamo a suggerire nelle nostre scelte sceniche, che chi arriva a fecondare la nostra terra porta con sé anche la propria ricchezza e un potenziale vivifico di trasformazione che conduce a un'umanità nuova.

E' una questione di sensibilità o anche di gusto, ma personalmente non ritengo di grande efficacia parlare di una questione tragica in modo tragico. La distanza dell'ironia, l'evocazione poetica di musica e immagini, il distacco dato dalle maschere e, in questo caso, anche la distanza temporale della vicenda, consentono di arrivare al cuore in modo più sottile.
Naturalmente, attendo le vostre opinioni.

La musica
Una riflessione a parte per le tracce musicali appositamente composte da Maurizio Soliani durante la lavorazione dello spettacolo e in strettissima relazione con noi. La musica non è sottofondo, non è nemmeno un "commento sonoro", ma è parte integrante della narrazione, strumento eidetico come tutto il resto.
Maurizio ha il dono di essere un visionario, per questo ci capiamo tanto bene! Lo ringrazio infinitamente per tutto quello che ha trasposto dagli occhi alla musica.
Riprenderò il discorso, intanto, sarò felice di ricevere qualche commento.
A presto.





venerdì 2 novembre 2007

Presentazione Stagione Teatrale 2007-2008 Europa Teatri


Siete tutti invitati alla conferenza stampa di presentazione della Stagione Teatrale 2007-2008 di Europa Teatri che si terrà venerdì 9 novembre 07 alle ore 11 al Teatro Europa di Parma - Via Oradour, 14.

VI ASPETTO!

venerdì 22 giugno 2007

eventoics

Ciao a tutti, dopo tanto tempo.
Un tempo scapicollato e frammentato in tanti luoghi, di cui vi dirò con un po' più di costanza.
Scrivo per segnalare la Stagione Estiva di Europa Teatri nonché, all'interno di questa, la ripresa dello spettacolo dei miei allievi di livello avanzato che sarà in scena martedì 26 giugno 07 al Teatro Europa di Parma, alle ore 21.30. E' un'esperimento vero e proprio sulla presenza scenica, che prevede un gran margine di rischio e richiede una lucida prontezza nel rispondere alle situazioni date.

Vi riporto qui sotto qualche appunto preso durante la lavorazione:

Abbiamo cercato una possibile autonomia nello stare in scena, svincolati da un prodotto finale. Per un livello avanzato di corso, poteva essere un esperimento utile sviluppare e approndire la coscienza d’utilizzo dello spazio e della relazione tra le persone. Come se il tutto fosse un unico organismo pulsante da tenere in equilibrio. A volte l’intesa è grande, a volte no. L’esercizio consiste nell’organizzare al meglio l’insieme di fattori che concorrono alla riuscita di tale intesa.

PRESENZA
La presenza è la stasi attiva dentro un contenitore, in questo caso, il luogo teatrale che ospita il lavoro.
Chi agisce è chiamato a restare vigile all’interno di una situazione data, senza che il percorso sia fissato in ogni suo cardine.
Importante non è l’azione in sé, ma la pertinenza dell’azione al sistema di relazioni che si costruiscono in corso d’opera.

Basta un respiro a modificare l’assetto di un corpo; abbiamo una grande quantità di movimento, dentro, da gestire. E ancora: l’uomo non è la somma di scheletro, mente-spirito e organi interni. L’organismo scenico non differisce dall’organismo umano, non è la semplice somma di tutti gli individui e dello spazio che li accoglie.

RICORDO
Accade una cosa.
La cosa viene catturata dalla nostra percezione.
La cosa viene archiviata nella memoria.
La memoria trasforma nel tempo la cosa.

Nel racconto, la cosa acquista, vende o perde parole.
Nel racconto e nel tempo, le varianti si moltiplicano in modo esponenziale.

Il ricordo è la nostra declinazione di “dubbio”: il ricordo trasformato dalla memoria e il suo manifestarsi, il ricordo che ci plasma da dentro con il suo fluttuare.
Il ricordo che è già una traduzione-tradimento di ciò che chiamiamo “reale”.


PAROLE
Da utilizzare con parsimonia.

Le prime tracciano un ricordo individuale, raccontato diverse volte e sempre trasformato.
L’esercizio sta nell’apporre lucidamente alcune varianti ogni volta che si racconta nuovamente il ricordo, sempre lo stesso, sempre diverso.

Già in situazione scenica, ma priva di distanza dal “pubblico”.

Io voglio. Vi capita mai di farvi uscire dalla bocca questo imperativo e, immediatamente dopo, di non volere più? Qualunque sia l’oggetto del vostro desiderio.
È già difficile gestire questo “io voglio” tra sé e sé, il vincolo con un altro soggetto porta inevitabilmente allo scontro, evidenzia il nonsense.

MUSICA
Bolero. Ritmo ossessivo, identica la melodia in do (tranne che per un’unica variante verso la fine), ma mai uguale a se stessa, per gli strumenti che si aggiungono progressivamente a formare l’orchestra.
Inoltre: l'elemento sonoro come evocativo emotivo, ma piazzato nel contesto secondo casualità (il pubblico sceglie).

IL PUBBLICO
Coinvolgere le persone senza volgarità, senza ammiccamenti, senza adularne l'ego. In modo intimo e sottile. All'inizio, ai singoli spettatori verrà chiesto di scrivere su un cartoncino un ricordo, solo qualche riga. Nel corso dell'evento, alcuni di questi ricordi verranno letti e trasformati in tempo reale dagli attori, con aggiunta e mescolamenti di parole e con le azioni sceniche. Chi ha scritto il ricordo lo riconoscerà, dentro di sé, e lo vedrà detto e agito.

SULLE REAZIONI DA FUORI
Quest'ultima parte del lavoro causa normalmente una grande emozione, ma senza sensazionalismi. Chi ha scritto sa. Un attore "compra" alcuni dei cartoncini con i ricordi dagli spettatori per 1 centesimo. Una monetina per un frammento di passato, una visione, un battito.


Vi aspetto.

mercoledì 7 marzo 2007

Gazzetta di Parma, 2 marzo 2007

Riporto qui sotto l'articolo comparso sulla Gazzetta di Parma del 2 marzo scorso a firma di Mariacristina Maggi, che ringrazio pubblicamente per la pazienza e l'ascolto che mi ha dedicato.
Potete trovarci una sintesi accurata sui tanti cimenti del mio lavoro, nonché il primo annuncio della nascita di questo blog, creato per tutte le curiosità e gli approfondimenti.
Buona giornata a tutti, Loredana.

"Si è cimentata per la prima volta nella drammaturgia, Loredana Scianna, con l'allestimento dello spettacolo "La Promessa", andato in scena nei giorni scorsi al Teatro Europa. L'eclettica attrice, danzatrice, insegnante, socio-fondatore di Europa Teatri e organizzatrice di festival si è dunque messa in gioco anche in veste di autrice, regista e burattinaia, tra marionette da lei stessa create. "Mi piace mettermi alla prova continuamente - dichiara - e sperimentare ciò che non ho mai provato e che non sono ancora capace di fare: sono una persona curiosa e non mi spaventa imparare cose nuove". Del resto bastava assistere alla performance d "Le Aorgiche", dedicato alle figure femminili delle fiabe, per vedere gli innumerevoli cambiamenti in scena, a partire dal corpo fino alla bellissima voce, le cui infinite sfumature la trasformavano di volta in volta in principessa, bambina, fata-strega. "Ho studiato tanto - ha confidato - per raggiungere una certa padronanza fisica e vocale e devo molto ai laboratori teatrali che conduco da anni, tra i quali il progetto pilota per bambini nomadi del campo rom". La Scianna infatti è diplomata all'Atelier di Teatro Danza della Civica "Paolo Grassi" di Milano; tantissime le esperienze con personaggi di spicco come Reinhild Hoffman, Paolo Rossi e il re del doppiaggio cinematografico Mario Maldesi. Una vita dedicata al palcoscenico da approfondire nel suo nuovissimo blog loredanascianna.blogspot.com chiamato "Choregus", che "nella sua accezione latina - spiega - indica l'attrezzista, il trovarobe, una sorta di tuttofare che allestisce la scena scovando all'occorrenza quanto necessario.

venerdì 23 febbraio 2007

Benvenuti

Benvenuti. Le pagine di questo blog sono nate da poco, a breve saranno aggiornate con le prime informazioni sulla mia attività teatrale. A presto dunque, Loredana.