venerdì 22 giugno 2007

eventoics

Ciao a tutti, dopo tanto tempo.
Un tempo scapicollato e frammentato in tanti luoghi, di cui vi dirò con un po' più di costanza.
Scrivo per segnalare la Stagione Estiva di Europa Teatri nonché, all'interno di questa, la ripresa dello spettacolo dei miei allievi di livello avanzato che sarà in scena martedì 26 giugno 07 al Teatro Europa di Parma, alle ore 21.30. E' un'esperimento vero e proprio sulla presenza scenica, che prevede un gran margine di rischio e richiede una lucida prontezza nel rispondere alle situazioni date.

Vi riporto qui sotto qualche appunto preso durante la lavorazione:

Abbiamo cercato una possibile autonomia nello stare in scena, svincolati da un prodotto finale. Per un livello avanzato di corso, poteva essere un esperimento utile sviluppare e approndire la coscienza d’utilizzo dello spazio e della relazione tra le persone. Come se il tutto fosse un unico organismo pulsante da tenere in equilibrio. A volte l’intesa è grande, a volte no. L’esercizio consiste nell’organizzare al meglio l’insieme di fattori che concorrono alla riuscita di tale intesa.

PRESENZA
La presenza è la stasi attiva dentro un contenitore, in questo caso, il luogo teatrale che ospita il lavoro.
Chi agisce è chiamato a restare vigile all’interno di una situazione data, senza che il percorso sia fissato in ogni suo cardine.
Importante non è l’azione in sé, ma la pertinenza dell’azione al sistema di relazioni che si costruiscono in corso d’opera.

Basta un respiro a modificare l’assetto di un corpo; abbiamo una grande quantità di movimento, dentro, da gestire. E ancora: l’uomo non è la somma di scheletro, mente-spirito e organi interni. L’organismo scenico non differisce dall’organismo umano, non è la semplice somma di tutti gli individui e dello spazio che li accoglie.

RICORDO
Accade una cosa.
La cosa viene catturata dalla nostra percezione.
La cosa viene archiviata nella memoria.
La memoria trasforma nel tempo la cosa.

Nel racconto, la cosa acquista, vende o perde parole.
Nel racconto e nel tempo, le varianti si moltiplicano in modo esponenziale.

Il ricordo è la nostra declinazione di “dubbio”: il ricordo trasformato dalla memoria e il suo manifestarsi, il ricordo che ci plasma da dentro con il suo fluttuare.
Il ricordo che è già una traduzione-tradimento di ciò che chiamiamo “reale”.


PAROLE
Da utilizzare con parsimonia.

Le prime tracciano un ricordo individuale, raccontato diverse volte e sempre trasformato.
L’esercizio sta nell’apporre lucidamente alcune varianti ogni volta che si racconta nuovamente il ricordo, sempre lo stesso, sempre diverso.

Già in situazione scenica, ma priva di distanza dal “pubblico”.

Io voglio. Vi capita mai di farvi uscire dalla bocca questo imperativo e, immediatamente dopo, di non volere più? Qualunque sia l’oggetto del vostro desiderio.
È già difficile gestire questo “io voglio” tra sé e sé, il vincolo con un altro soggetto porta inevitabilmente allo scontro, evidenzia il nonsense.

MUSICA
Bolero. Ritmo ossessivo, identica la melodia in do (tranne che per un’unica variante verso la fine), ma mai uguale a se stessa, per gli strumenti che si aggiungono progressivamente a formare l’orchestra.
Inoltre: l'elemento sonoro come evocativo emotivo, ma piazzato nel contesto secondo casualità (il pubblico sceglie).

IL PUBBLICO
Coinvolgere le persone senza volgarità, senza ammiccamenti, senza adularne l'ego. In modo intimo e sottile. All'inizio, ai singoli spettatori verrà chiesto di scrivere su un cartoncino un ricordo, solo qualche riga. Nel corso dell'evento, alcuni di questi ricordi verranno letti e trasformati in tempo reale dagli attori, con aggiunta e mescolamenti di parole e con le azioni sceniche. Chi ha scritto il ricordo lo riconoscerà, dentro di sé, e lo vedrà detto e agito.

SULLE REAZIONI DA FUORI
Quest'ultima parte del lavoro causa normalmente una grande emozione, ma senza sensazionalismi. Chi ha scritto sa. Un attore "compra" alcuni dei cartoncini con i ricordi dagli spettatori per 1 centesimo. Una monetina per un frammento di passato, una visione, un battito.


Vi aspetto.